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  • Pierfrancesco Matarazzo

La versione futura di voi stessi che preferite

Aggiornamento: 23 set 2021

Cosa fareste se, fra dieci anni, vi ritrovaste un robot per casa, capace di provare tutta la gamma delle emozioni umane? Un normale device, come lo smartphone, da cui non riuscire a staccarvi? Che impatto avrebbe sui vostri stakeholders familiari, sociali, relazionali e professionali? Potrebbe sostituirvi anche a lavoro o diventare il coach che vi aiuta ad analizzare tutti gli scenari futuri possibili per realizzare quello che preferite?

Se non ci avete mai pensato, è ora di cominciare a provare. La capacità di immaginare, disegnare, valutare e perseguire la realizzazione di specifici scenari futuri è la palestra in cui allenare il vostro cervello perché sviluppi quello che l’UNESCO ha definito futures literacy, ossia la capacità di usare la vostra attitudine a immaginare il futuro non solo per le grandi tematiche che riguardano l’umanità (il riscaldamento climatico) o per le attività riguardanti il vostro futuro prossimo individuale (dove andrete in vacanza la prossima estate), ma per imparare come influenzare le dinamiche e gli scenari in cui vi muovete in modo da realizzare la versione che preferite di voi stessi. Come? Iniziamo a sfatare qualche mito: il futuro non si prevede. Dimentichiamo cartomanti, sensitivi e consulenti che sembrano custodire la verità nel loro laptop. Il futuro non esiste ancora e quindi non può essere previsto, per questo diffidate di chi vi propone una versione unica di futuro. Il futuro è sempre plurale. Davanti a voi c’è un cono di scenari futuri più o meno probabili, possibili e preferibili da disegnare e nessuno può farlo al vostro posto. Per classificarli come tali, dovrete però identificarli, disegnarli e rispondere alle domande che la vostra mente genererà, man mano che aggiungerete particolari ai vostri scenari, come ho fatto io all’inizio di questo articolo.

Più allenerete la vostra immaginazione perché risponda a queste domande, più i vostri scenari saranno dettagliati e specifici. Questo vi permetterà di classificarli, identificando quelli che ritenete preferibili. Sarete entrati nel regno del Foresight & Futures Studies, una disciplina nata negli anni ’40 del Novecento per scopi militari, che negli anni ’60 ha iniziato a essere utilizzata in contesti organizzativi per anticipare scenari futuri, fino a diventare, negli ultimi decenni, uno strumento necessario ai decision makers per scatenare e attivare un processo trasformativo che li renda parte attiva nella realizzazione degli scenari preferibili che hanno costruito e su cui vogliono far atterrare la propria organizzazione. Per rendere però questo processo solido in un contesto in cui l’accelerazione esponenziale è la norma e l’incertezza sembra essere diventata una condizione naturale e diffusa, non si può trascurare la componente personale del decision maker. Parliamo di Personal Futures, ossia della possibilità di applicare le metodologie del Foresight & Futures Studies non solo all’organizzazione, ma anche al singolo individuo. A partire dagli studi di Verne Wheelwright e alla pubblicazione dei risultati della sua sperimentazione nel 2010, si è iniziato a comprendere quanto è importante guardare non solo all’impatto che le scelte dei decision makers hanno sulle loro organizzazioni, ma anche (e oserei dire soprattutto) sul loro personale percorso di crescita professionale. La capacità di immaginare, disegnare, valutare e scegliere uno scenario futuro, è profondamente influenzata da alcune variabili personali del decision makers, a cominciare dal proprio sistema valoriale e da quanto esso sia sovrapponibile con quello dell’organizzazione di cui fa parte.

Lavorare sulla consapevolezza del decision maker e sulla sua attitudine a disegnare scenari futuri basati su sistemi percettivi, valoriali, relazionali e comportamentali diversi dal proprio, diventa un passaggio necessario per realizzare un percorso a prova di futuro, in cui il decision maker possa muoversi in velocità, identificando delle strategie concrete per realizzare scenari futuri che allineino le proprie aspettative con quelle dell’organizzazione su cui si impatta, attivando un processo trasformativo che abbia un orizzonte di lungo periodo. Negli ultimi anni ho potuto studiare e testare le metodologie di Personal Futures sul campo, in contesti organizzativi a elevata complessità che stavano affrontando (o si preparavano ad affrontare) una fase di cambiamento profondo non solo di processo o di struttura, ma soprattutto di mentalità, aiutando i loro decision makers con percorsi integrati di Personal Futures (attivati per la prima volta in Italia) che hanno prodotto un’accelerazione nelle dinamiche trasformative, potenziando la loro capacità di:

  • intercettare e interpretare i cambiamenti nell'ambiente e nelle relazioni

  • delineare e valutare scenari futuri possibili e preferibili basati su tali cambiamenti

  • utilizzare le informazioni estratte da questi scenari per attivare percorsi strategici di crescita a partire dall’oggi

  • accelerare il percorso di consapevolezza, anticipando nel presente i loro potenziali futuri

  • ridurre il livello d’incertezza e ansia che si trovano a fronteggiare quotidianamente


La voglia di condividere questi risultati, oltre alle potenzialità delle metodologie di Personal Futures, mi ha spinto a raccogliere l’invito del Cottino Social Impact Campus e di Forwardto, prendendo parte, come docente, al progetto della Foresight Academy – in partenza il prossimo ottobre – che punta a formare decision maker consapevoli, dotati della giusta dose di immaginazione divergente, pensiero prospettico e sistemico che gli permetta di governare e produrre, attraverso le decisioni di oggi, un impatto concreto sulle loro organizzazioni nel lungo periodo. Vi aspetto per intercettare insieme le vostre domande.


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